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La pandemia COVID-19 in Italia: Ridefinire il ruolo della Neurologia.

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Aimft, anche in queste settimane di emergenza senza precedenti, ha gli occhi aperti su tutto ciò che nel panorama medico scientifico può in qualche modo coinvolgere i pazienti di FTD.

Riteniamo importante condividere l’approfondita riflessione del Prof. Vincenzo Silani (Professore di Neurologia, Università degli Studi di Milano e Direttore dell’U.O. di Neurologia-Stroke Unit e Laboratorio di Neuroscienze presso l’Istituto Auxologico Italiano, IRCCS di Milano) componente del comitato scientifico della nostra Associazione, riguardo alle possibili conseguenze del Covid-19 in ambito neurologico.


Dr. Vincenzo Silani
Professore di Neurologia, Università degli Studi di Milano e Direttore dell’U.O. di Neurologia-Stroke Unit e Laboratorio di Neuroscienze presso l’Istituto Auxologico Italiano, IRCCS
Durante la pandemia di COVID-19 in corso in Italia, noi, come comunità medica, stiamo affrontando una situazione senza precedenti. Indubbiamente i medici stanno mostrando dedizione e sacrificio nell’affrontare questa sfida unica. Gli operatori di terapia intensiva e i pneumologi sono in prima linea, sotto forti e continue pressioni. Stiamo perdendo medici e infermieri in questa lunga guerra contro il COVID-19. Ciononostante, la determinazione del personale sanitario nell’assistenza dei pazienti rimane costante, anche a fronte dell’alto rischio personale, dato che nei principali ospedali mancano gli adeguati dispositivi di protezione individuale. La pressione per ottenere ventilatori meccanici è inimmaginabile. Sebbene l’Italia curi tutti i pazienti gratuitamente, nelle situazioni più gravi vengono attuati criteri di emergenza per le tracheostomie. Il tasso di mortalità in Lombardia è indubbiamente elevato (intorno al 7%), anche se non si conoscono i dati reali.

Nel frattempo, le visite e gli esami ambulatoriali per i pazienti neurologici sono per la maggior parte interrotti. Moltissimi pazienti sono confinati a casa, lasciati senza supporto medico e totalmente dipendenti dai loro caregivers. La somministrazione dei trattamenti è un problema serio per quanto riguarda pazienti immunodepressi con sclerosi multipla, e terapia IVIG nei casi di neuropatia motoria multifocale, e così via. I pazienti con sindromi extra-piramidali richiedono un accurato monitoraggio nella somministrazione dei farmaci durante il giorno, un’attenta valutazione della stimolazione celebrale profonda (DBS) e terapie endovenose. I pazienti con demenza rappresentano un onere straordinariamente gravoso sulle spalle dei loro caregivers. La SLA e altre malattie neuromuscolari pongono un ulteriore difficoltà che riguarda le possibili insufficienze respiratorie. In questi casi, la necessità di una tracheostomia compete con quella dei pazienti COVID con gravi patologie polmonari. Un altro problema nel contesto attuale è fornire farmaci sperimentali ai pazienti neurologici per proseguire gli studi clinici e la raccolta dei dati.

Le esigenze dei pazienti COVID-19 e di quelli neurologici sono innumerevoli. La comunità neurologica italiana reagisce garantendo supporto a tutti. I neurologi si offrono volontari per i reparti COVID e specializzandi e neolaureati in medicina vengono reclutati per aiutare. Stiamo partecipando alla ristrutturazione dei nostri ospedali. In questo momento, numerosi reparti di neurologia sono stati convertiti per sostenere il crescente numero di pazienti COVID-19 e il trattamento delle emergenze neurologiche è stato accentrato in alcuni poli neurologici. Ospedali della Marina Militare sono stati installati lungo la costa italiana. Vi sono dei sottogruppi di pazienti che richiedono particolare attenzione durante questa emergenza e la telemedicina è stata potenziata per permettere di interagire attivamente in caso di problemi specifici. Il costante monitoraggio ha sorprendentemente evidenziato che il numero di emergenze neurologiche nella popolazione sembra essere diminuito. Al momento, non esiste una spiegazione logica per questo dato.

Nei pazienti COVID-19 si stanno manifestando problemi neurologici. Spesso i pazienti riferiscono ageusia e iposmia, suggerendo la diffusione del virus nel cervello tramite le vie olfattive. Sono stati osservati anche ictus, epilessia, delirium e meningoencefalite. Vi è inoltre un interessamento del sistema nervoso periferico (SNP) sotto forma di neuropatie, oltre a un coinvolgimento muscolare con mialgie e un aumento della creatinchinasi.

Per quanto concerne la ricerca, il principale risultato della comunità neurologica nella presente pandemia sarà quello di determinare le manifestazioni neurologiche di COVID-19. Ciò dovrebbe portare alla definizione di un sottogruppo di pazienti con sintomi legati al sistema nervoso centrale e periferico, senza dimenticare il muscolo-scheletrico. A tal fine, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ha pubblicato un documento preliminare che ha l’obiettivo di creare un database dei casi neuro-COVID-19 (www.neuro.it). Questa raccolta dati permetterà di identificare le diverse manifestazioni neurologiche in pazienti affetti da COVID-19. Mentre le possibili conseguenze neurologiche del COVID-19 sono ancora da definire, è altamente probabile che in Italia la neurologia cambierà dopo questa pandemia. Questo evento avrà conseguenze anche sulle ricerche future, spostando l’interesse sulle neuroinfezioni virali.

Da Milano, una città devastata dalla pandemia, mi auguro che questa vicenda sia un’importante lezione per il futuro, ed esprimo preoccupazione per le nuove generazioni che affrontano scenari senza precedenti nel mondo moderno. La speranza è che, andando avanti, le nuove tecnologie che vengono potenziate e applicate per garantire l’insegnamento negli ospedali universitari possano accelerare uno sviluppo in ambito medico e neurologico.

Leggi l’articolo sul blog di neurology.org