Al 14° Convegno SINDEM tenutosi a Firenze, l’Associazione Italiana Malattia Fronto Temporale ha sostenuto una Lectio Magistralis della Professoressa Spillantini, membro della Royal Society e docente di Neurologia molecolare presso l’Università
di Cambridge, sulle ultime novità in fatto di ricerca.
Ne deriva tale sinossi:
Aggregati di proteina tau sono presenti in molte malattie neurodegenerative caratterizzate dalla presenza di demenza.
É ora chiaro che la tau è importante nel processo patologico perché mutazioni nel gene della tau causano forme ereditarie di demenza frontotemporale.
Sono stati prodotti topi transgenici che esprimono la proteina tau umana con una di queste mutazioni dove l’aminoacido Prolina in posizione 301 viene sostituito da una Serina. In questo modello la proteina mutata è espressa a livelli elevati e in questi
topi troviamo la comparsa dei primi aggregati di tau a 5 settimane di vita. Da quel momento gli aggregati aumentano, diffondendosi in varie parti del cervello e del midollo spinale.
Fino ad ora l’attenzione dei ricercatori è sempre stata posta sulle cellule neuronali perché sono queste ad essere principalmente coinvolte nella trasmissione e nella funzione del processo cognitivo. Più recentemente comunque è divenuto chiaro che anche le cellule che circondano i neuroni e li sostengono sono affette dalla presenza di tau anomala nei neuroni.
Gli astrociti, che sono cellule che contribuiscono al benessere dei neuroni ed al loro funzionamento, perdono questa capacità di sostegno molto precocemente quando la tau anomala è presente; a poche settimane di vita percepiscono che qualcosa non va
bene nel neurone che esprime tau anomala, come è possibile vedere nei nostri topi transgenici. Resta da capire come avvenga questa comunicazione per poter intervenire e mantenere gli astrociti funzionanti.
Nei topi adulti, quando gli aggregati di tau sono formati, il neurone emette un segnale che attira le cellule della microglia.
Queste funzionano come guardiani, perlustrano il sistema ed eliminano i componenti anomali. Il neurone (disfunzionale ma vivente) che contiene gli aggregati della proteina tau attira la microglia che percepisce la sua anomalia, e lo elimina attraverso
fagocitosi, un processo in cui la microglia mangia il neurone. Gli aggregati di proteina tau nel neurone vengono trasferiti alla microglia e non sappiamo al momento se questa contribuisca alla loro diffusione.
Quello che sappiamo è che, se si evita che venga mangiato, il neurone disfunzionale ma vivente potrebbe essere passabile di trattamenti che, una volta disponibili, saranno in grado di eliminare la tau aggregata.
Questi risultati indicano che si deve tenere conto anche dell’attività delle cellule gliali nel disegnare trattamenti per le malattie caratterizzate da aggregati della proteina tau.